Psicodiagnostica per adulti e minori
La parola Psicodiagnosi è composta dal termine Psico derivante dal greco “Psyche” che indica, in senso traslato, Mente, Anima e Diagnosi anch’essa di derivazione greca ed indica “la conoscenza (gnosis) per mezzo di… (dia)”, ovvero la conoscenza ottenuta attraverso lo strumento che in ambito clinico si rivela essere l’osservazione e lo studio di segnali e/o dei sintomi della persona.
Dunque, la Psicodiagnosi si configura come quella disciplina volta alla conoscenza “della mente e dell’anima”, come l’attività tesa a valutare, descrivere e comprendere le caratteristiche più profonde dei vari aspetti che compongono e definiscono la personalità di un individuo allo scopo di pervenire alla sua conoscenza (diagnosi) attraverso il succedersi, ragionato e plausibile, della formulazione di ipotesi diagnostiche.
La psicodiagnosi, perciò, è essenzialmente tesa a definire i comportamenti abituali del soggetto e ad individuare la presenza o meno di disturbi della sfera affettiva (sintomi di disagio o psichiatrici) e cognitiva (memoria, linguaggio, pensiero, intelligenza, etc.).
Per pervenire alla conoscenza e alla descrizione dei processi interiori di un soggetto, la Psicodiagnosi si avvale di mezzi, strumenti specifici, atti a raccogliere in modo scientifico, sistematico e più corretto possibile i dati relativi a tutti gli aspetti della personalità:
- colloquio clinico;
- interviste;
- questionari;
- valutazioni osservative;
- esami neuropsicologici;
- test cognitivi, proiettivi, di personalità.
I dati raccolti vanno poi sistematizzati, organizzati ed interpretati alla luce di un sistema diagnostico di riferimento che guidi il riconoscimento e la definizione di quanto emerso.
L’iter di raccolta dati che conduce alla formulazione di un’ipotesi diagnostica prende il nome di “processo diagnostico”, costituito dalla presenza di 4 fondamentali atteggiamenti e attività metodologiche:
- comprendere come attività che si estrinseca sul piano relazionale attraverso l’empatia e che coinvolge, ognuno con un proprio ruolo, il clinico e la persona sottoposta a valutazione diagnostica;
- osservare e descrivere, connessa ad una applicazione tecnica relativa all’impiego delle conoscenze specifiche che permettono di formulare una diagnosi;
- spiegare, guidata dai fondamenti interpretativi del modello teorico di riferimento;
-
restituire durante la quale il clinico condivide, nella misura e nella modalità più opportune per ciascuna persona, quanto emerso e compreso con la persona sottoposta a valutazione, o con l’inviante.
In particolare, le finalità della Psicodiagnosi del bambino sono rappresentate dall’uso dei test in età evolutiva all’interno della più ampia cornice della diagnosi multidimensionale del bambino, i cui genitori richiedono l’intervento. Successivamente ad una prima fase relativa all’ anamnesi e alla valutazione dei dati socio-anagrafici, delle caratteristiche della famiglia, delle prime fasi di sviluppo, della patologia remota e del motivo della segnalazione si svolge la diagnosi vera e propria. In particolare, la psicodiagnosi in età evolutiva è volta a:
• Osservare il comportamento del bambino in situazioni di gioco libero e/o strutturato per valutarne la adeguatezza in relazione all’età;
• Valutare la dimensione relazionale del bambino, nel rapporto con i genitori e con la psicodiagnosta;
• Valutare l’area cognitiva in relazione all’età e osservare l’entità di eventuali interferenze di ordine emotivo sulla sfera intellettiva riguardo le prestazioni attese;
• Elaborare una descrizione della sfera affettivo-emotiva, in particolare, in relazione alle figure genitoriali e familiari significative. Viene data particolare importanza, inoltre, alla gestione delle istanze interiori e degli impulsi.